
Bisogna riflettere su questo fenomeno ed avere la capacità di capire cosa succede nella logica di chi ha diffuso nel territorio questi nobili animali; peccato che sono delle semplici statuine malinconicamente installate a guardia di alcune case e villini .Il fatto, obiettivamente, rispetto agli anni ’70 è diminuito sensibilmente, ma testimonianze cosiddette “storiche” sono presenti in maniera puntiforme in tutta la Sicilia e non solo.
C’è poco da chiedersi se quelle statuine sostano in un luogo improprio, se l’insieme del micro paesaggio della casa di campagna non ha niente a che fare con l’austerità imperiale dell’aquila, uno squilibrio evidente e stridente con la modestia e la normalità del costruito che la circonda.
L’estrapolazione dell’elemento scultoreo spesse volte viene mortificato nel suo inserimento nel territorio, fuori da ogni tipologia architettonica, si supera il limite della tradizione entrando nella dimensione del “folk-architettura” dove ostentatamente si vuole esporre un presunto status simbol.
Ma tutto questo risulta poco importante, a confronto di altri presupposti che sconvolgono l’assetto del paesaggio, piccole limitazioni estetiche che non ne vale la pena di normalizzarle, inezie espressive che non saranno mai prese in considerazione, ma che è opportuno ogni tanto evidenziarle.
Giovanni Santagati
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