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mercoledì 5 dicembre 2012

Luigi Moretti, l’ultimo dei moderni - parte 1




Luigi Moretti alla scrivania, anni '60-'70
(Archivio Centrale dello Stato, Fondo Luigi Moretti)
Diverse mostre sono state dedicate negli ultimi anni a Luigi Moretti (1906-1973) architetto, figura estroversa di progettista, studioso di vasta cultura e profonda sensibilità il quale, grazie all’importanza di alcune sue opere è da considerarsi uno dei protagonisti della cultura e della ricerca architettonica del Novecento in Italia. Protagonista indiscusso sia durante il fascismo sia in seguito, nel dopoguerra e negli anni Sessanta, mantenne sempre ottimali rapporti con il potere. Proprio i suoi legami con la politica hanno spesso influenzato il giudizio attribuito alla sua carriera, tanto da non riconoscergli il posto che egli riuscì invece a conquistarsi grazie alla sua opera di architetto, intellettuale e uomo di cultura.Moretti durante il periodo fascista realizzò edifici esemplari nei quali l’innovazione formale, planimetrica e strutturale mettono in ombra il loro iniziale intento celebrativo, elevandoli a esempi di architettura razionale, caratterizzati dalla spazialità degli ambienti e dal gioco sapiente dei materiali e della loro potenzialità espressiva. Luigi  Walter Moretti nasce a Roma.  Nel 1929 si laurea con il massimo dei voti e diviene  assistente al corso di Restauro dei monumenti retto da Gustavo Giovannoni. Nel  1931 si occupa di archeologia e assieme a Corrado Ricci, cura la sistemazione dei Mercati traianei. Nel 1932 abbandonata la carriera universitaria, partecipa in gruppo con altri giovani architetti, a una serie di concorsi a carattere sia edilizio sia urbanistico (case popolari a Napoli,  piani regolatori delle città di Faenza, Verona e Perugia) conseguendo il 2° premio. Impegnato in sostituzione del dimissionario Enrico del Debbio, nella direzione dell’ufficio edilizio dell’Opera Nazionale Balilla, denominata poi GIL (Gioventù Italiana del Littorio), Moretti progetta una serie di case della gioventù, nelle quali coniuga abilmente tradizione e modernità volte alla ricerca di una nuova configurazione formale di luoghi e spazi deputati all’organizzazione, all’assistenza e all’educazione fisica e morale della gioventù balilla. A queste, seguirono altri piccoli edifici attraverso i quali si pone all’attenzione dell’opinione pubblica del tempo. Con il successivo progetto per il piano regolatore del Foro Italico,  diviene il principale protagonista della scena architettonica del tempo, in esso, egli realizza alcuni dei suoi capolavori quali l’Accademia di scherma (l’edificio dopo essere stato trasformato in aula giudiziaria del tribunale di Roma,  con gravi manomissioni interne, è stato lasciato in stato di semi abbandono) e la Palestra del Duce entrambe del 1936 e la Cella commemorativa del 1940.
Casa delle Armi al Foro Italico progettata
dall'architetto Luigi Moretti, Roma 1933.
Modello (Archivio Centrale dello Stato,
Fondo Luigi Moretti)
Casa delle Armi al Foro Italico
progettata dall'architetto Luigi Moretti
 Casa delle Armi












 Villa Saracena Santa Marinella 1954 
Le sue opere vengono pubblicate con grande risalto e approfondimento dalla rivista di critica “Architettura”. Partecipa ai grandi concorsi promossi dal Regime, da quelli per il Palazzo del Littorio (1934 e 1937), con un progetto aspramente criticato dalla rivista “Casabella” alla competizione per la Piazza Imperiale oggi Piazza Guglielmo Marconi,  all’E42 (1937), vincendo il concorso ex aequo con il gruppo costituito dagli architetti Muratori, Fariello e Quaroni. In virtù della sua amicizia con esponenti del fascismo, svolse numerosi incarichi privati, tra questi il restauro e la sistemazione ad abitazione per l’allora segretario del partito fascista Ettore Muti, della torre di Porta San Sebastiano. Arrestato nel 1945 per le sue collaborazioni con il fascismo e brevemente rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano, conosce il conte Adolfo Fossataro con il quale,  una volta uscito di prigione, fonda la Cofimprese, società con la quale Moretti realizza tre case albergo, il complesso edilizio  per uffici e abitazioni di Corso Italia a Milano e la palazzina detta del “Girasole” a Roma in viale Bruno Buozzi  in zona Parioli. Quest’ultima è da considerarsi un’opera precoce di architettura post-moderna citata nel saggio di Robert Venturi, 
“Complessità e contraddizione nell’architettura” come esempio di architettura ambigua, in bilico fra tradizione e innovazione. Sciolta la Cofimprese, Moretti tesse rapporti di amicizia con l’alta finanza e per committenti piuttosto in vista come il principe Pignatelli D’Aragona, realizza villa Saracena nel 1954 e villa La Califfa nel 1967 entrambe lungo il litorale laziale nel comune di Santa Marinella in provincia di Roma.

Giuseppe Garrasi


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