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lunedì 25 luglio 2016

AFTERMATH_CATALONIA IN VENICE. ARCHITECTURE BEYOND ARCHITECTS

A Collateral Event of the 15th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia. The Institut Ramon Llull presents the Collateral Event “Aftermath_Catalonia in Venice. Architecture beyond architects” within the framework of the15th International Architecture Exhibition that the director Alejandro Aravena has titled “Reporting from the Front”.The project is curated by the architects Jaume Prat and Jelena Prokopljević and film director Isaki Lacuesta. It uses audiovisual installations to spotlight seven cases of public architectural interventions, which were chosen as virtuous examples of architecture that improves the user’s relationship with the urban social and natural environment. The diverse installations – including a hospital, a car park, a theatre and a natural area – let visitors view how architectural space enables users to enjoy public places as conscious members of society while they go about their day-to-day routines.
The project suggests visitors assess the quality of the architectural intervention from a human and social standpoint. The video shooting – carried out over a period of several months – includes scenes and images from persons who interacted with the seven projects Its aim is to encourage an empathic experience that makes the viewer analyze and perceive architecture from the user’s perspective in order to define its innermost value. Prat, Prokopljević and Lacuesta state that “the purpose of Aftermath_Catalonia in Venice. Architecture beyond architects is to investigate the value of the architectural intervention from the perspective of its use, when the architects who created it are no longer present. All the cases chosen are public interventions that integrate the natural, urban and human environment, extending the architectural functionality into a common good. They reflect an architecture sensitive to the user’s requirements, which helps us reassess what we consider architecture today. They are spaces that oblige us to review certain outlooks, which envisage architecture as a univocal solution or an imposition on the user". The project’s purpose is to stimulate the public’s reaction, providing a cause for reflection.
Consistently, the exhibition aims at involving visitors with a sensory approach to the artistic installation where aspecific case is projected on diverse translucent vitreous surfaces that reflect the complexity of interactions between people, architecture and society. The public has the dual role of visitor and editor and as such it can browse through the exhibition and carry out the final “editing” on its own.


domenica 24 luglio 2016

Dialetti Architettonici: Justo Gallego Martinez e la sua cattedrale

Justo Gallego Martinez è un prete Spagnolo classe 1925 che costruisce da più di 50 anni la sua cattedrale. non esiste un progetto né licenze o permessi. tutto è nella mia testa, dichiara Justo. Non sono un architetto né un muratore, e non ho mai intrapreso studi professionali in tale direzione. La mia educazione è stata interrotta dalla guerra civile. sono stato inspirato da diversi libri e riviste di cattedrali, castelli e altri edifici religiosi, i quali hanno dato vita al mio lavoro. ogni giorno Justo si alza ogni giorno alle 3.30 del mattino per continuare la sua opera, usando tra l'altro materiali riciclati, e attualmente non è ancora prevista una data per la chiusura del cantiere e poter finalmente vedere l'opera conclusa. La cupola raggiunge un'altezza di 40 metri. Ha fatto quasi tutto da solo, un po' con l'aiuto dei suoi sei nipoti e qualche volontario. In alcune occasioni, ha richiesto i servizi di uno specialista, pagando di tasca propria. Finanzia il suo lavoro affittando o vendendo terreni ereditati o con donazioni che riceve di tanto in tanto. Gallego afferma che circa 2.000 persone arrivano ogni anno per visitare la cattedrale e sono molti gli studenti, soprattutto stranieri, che gli danno una mano.










domenica 17 luglio 2016

Dialetti Architettonici


Prendendo spunto dal maestro Bruno Zevi, il quale dedicò uno splendido saggio sull'edilizia anonima,"popolare",estromessa dalla storia dell'arte e dell'architettura, quella delle campagne ma soprattutto delle informi, deleritte periferie urbane; il Rock estremo architettonico e il suo rapporto con la cacofonia ambientale, si pongono interrogativi ai  quali solo di rado si riesce a rispondere in maniera concreta e definitiva. Argomento pressocchè inedito sotto il profilo critico, abbondano libri e saggi dedicati all'architetura "minore" e specilamente alla casa rurale, ma ben pochi affrontano il tema alla scala dei tessuti urbani, dell'immensa produzione edilizia che contorna il nostro territorio: il pianeta terra. Nel sud del Burkina Faso, nei pressi del confine con il Ghana, è situato il villaggio rurale di Tiébélé, che presenta una disposizione circolare degli edifici ed una estensione di circa 1,2 ettari. Esso rappresenta la dimora del popolo dei Kassena, dedito principalmente all'agricoltura, attraverso la coltivazione di miglio, sorgo, mais, arachidi, sesamo e fagioli.
Al centro di ogni villaggio delle tribù dei Kassena è presente un altare dedicato alle divinità. La struttura sociale delle tribù non prevede la presenza di un capo tribale e le decisioni più importanti vengono affidate ad un consiglio formato da tutti gli anziani del villaggio. Ciò che ha reso noto nel mondo il popolo dei Kassena, fin dal quindicesimo secolo, è la loro abilità architettonica. Le costruzioni sono progettate per difesa dai nemici e le mura spesse servono invece a proteggere gli abitanti dal caldo, infatti le pareti sono massicce spesso non ci sono altre finestre oltre a una piccola apertura per far entrare la luce.  le abitazioni sono costruite in fango e terra, e sono decorate dalle donne del villaggio con immagini di vita quotidiana o con simboli d’ispirazione religiosa.
Le decorazioni in nero sono realizzate con pietre scurite sul fuoco, quelle chiare con il gesso. Le donne abbelliscono le case dopo la stagione delle piogge e per proteggere i disegni dalle intemperie utilizzano una speciale tinta naturale. I Kassena sono prevalentemente una popolazione di agricoltori e allevatori. Nel corso della loro storia si sono sempre dovuti difendere dagli invasori e dai cercatori di schiavi. Le loro case hanno infatti una struttura molto particolare, con muri di difesa e pareti molto spesse per proteggere dall’eccessivo calore.
Inoltre, hanno diverse forme a seconda dello “stato sociale” di chi le abita: sono rotonde e piccole per i giovani scapoli, rettangolari per le giovani coppie, a forma di 8 per le signore anziane con bimbi piccoli. La decorazione delle pareti viene eseguita utilizzando fango e gesso. Si ottengono in questo modo dei meravigliosi murales realizzati completamente a mano e ricchi di motivi simbolici. Le illustrazioni richiamano oggetti della vita quotidiana, oppure fanno riferimento a simboli religiosi e rappresentazioni legate alla fede. Le pareti decorate vengono protette mediante l'utilizzo di una tintura naturale ottenuta dalla bollitura dei baccelli provenienti dai frutti dell'albero del carrubo.





lunedì 11 luglio 2016

Codice degli Appalti: affidamento diretto solo se motivato. Pronte le linee guida sui contratti sottosoglia

Le linee guida sui contratti sottosoglia regolano nel dettaglio le procedure da seguire a seconda delle fasce di importo dei contratti, come previsto dall'articolo 36, comma 7 del Codice Appalti (D.lgs. 50/2016). Nei contratti di importo inferiore a 40mila euro, sarà possibile optare per l’affidamento diretto. Bisognerà però garantire la concorrenza confrontando almeno due preventivi e motivando adeguatamente la scelta. Le stazioni appaltanti - scrive l'ANAC - devono innanzitutto tener conto delle piccole realtà imprenditoriali, trovando una formula che possa conciliare prestazioni di qualità con la massima apertura alla partecipazione di micro-imprese e Pmi. Inoltre - precisa ancora l'Anticorruzione - le stazioni appaltanti possono ricorrere alle procedure ordinarie anche negli appalti sottosoglia «qualora le esigenze del mercato suggeriscano di assicurare il massimo confronto concorrenziale».  Al momento, lo ricordiamo, sono state pubblicate cinque linee guida. Quella sui servizi di ingegneria e architettura fissa le regole e i requisiti per la partecipazione alle gare di progettazione.
 A fine giugno sono state licenziate anche altre quattro linee guida:
- sul criterio di aggiudicazione con offerta economicamente più vantaggiosa, che dà alle Stazioni Appaltanti dei parametri di scelta dei concorrenti;
- sul direttore dei lavori
- sul direttore dell’esecuzione;
- sul Responsabile unico del procedimento (RUP).

Mancano gli ultimi ritocchi per le linee guida su commissioni giudicatrici, rating di impresa, monitoraggio dei contratti di partenariato pubblico privato e cause di esclusione.

LE LINEE GUIDA SUL SITO DELL'ANAC:
www.anticorruzione.it