Il futuro degli edifici è decisamente incerto per tutti; alcuni vengono abbattuti per essere sostituiti da altri più efficienti dal punto di vista tecnologico, energetico e ambientale, altri che conservano in se stessi una memoria storica, che ci ricordano da dove veniamo, chi eravamo, come abitavamo, vengono oggi giustamente ripresi, e riutilizzati in base a nuove esigenze.
Gli spazi si restringono sempre di più, in Giappone, ad esempio, è ormai diventata una chimera, potersi permettere di acquistare un terreno e fabbricare, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista prettamente geografico (non esistono più spazi liberi!!), e chi trova l'occasione(?!) di acquistare 50 mq, e ovviamente se lo può permettere, obbliga progettista e famiglia, a cercare nuove soluzioni per potere abitare in 30mq, (+ 20mq di giardino). Sicuramente una sfida tanto interessante per il progettista, quanto difficile per gli abitanti.
Qui in Italia, ormai 100 mq, sono diventati troppo piccoli!!!!
E allora che fare?
La conservazione dell'architettura, obbliga o implica la formazione di una nuova professione?
La professione non è sufficientemente preparata per questo nuovo compito, largamente basato sul riutilizzo e la riprogettazione di edifici esistenti.
"È una necessità impellente ma è certamente poco pianificata nella formazione. È necessario far capire quanto interessante e affascinante possa essere questo tipo di approccio". (Wessel De Jonge, Giornale dell'architettura, Ottobre,2004)
Lo spazio prima o poi finirà, e le soluzioni sono due:
1. la già largamente e ampiamente discussione sulla espansione verticale!;
2. il riutilizzo e la riprogettazione.
Riutilizzo e riprogettazione intesa anche e soprattutto come nuovo stimolo per far fruire a tutta la popolazione intera di beni ormai dimenticati e abbandonati da tutto e da tutti, anche dal tempo.
Nella speranza di superare il concetto di cristallizzazione dell’ Architettura, ci auguriamo che ben presto, le nostre amministrazioni possano riuscire nei favolosi intenti rimasti finora solamente tali.
Carlo Gibiino
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