L'Italia rimane il maggior produttore di Architetti in Europa. E forse anche il maggior esportatore. A parte la Germania, l'altro paese in Europa dove si viaggia oltre i 100.000 operatori, in Francia, Spagna e Regno Unito gli architetti sono circa 30.000, con incrementi annui di circa 800/1000 unità. Una differenza consistente. Se si guarda al contesto europeo l’Italia è il paese con il più alto numero di architetti in attività sia in termini assoluti, sia in termini relativi. Il rapporto professionisti/popolazione, che fornisce un’indicazione di massima del rapporto tra domanda e offerta, è il più alto d’Europa: circa 2,5 architetti ogni mille abitanti, contro gli 1,6 che si registravano nel 2000. . In Francia gli architetti solo lo 0,45 per mille, nel regno Unito lo 0,57, in Svezia lo 0,57. La media europea è 0,96, in Germania gli architetti sono 1,33 ogni mille. La difficoltà degli architetti sul mercato si misura anche rispetto all’occupazione: ad un anno dal conseguimento del titolo di laurea di secondo livello (magistrale o magistrale a ciclo unico) il tasso di disoccupazione degli architetti è arrivato al 31%, nel 2008 era pari al 9,7%. In questo difficile scenario,l’ultima indagine campionaria condotta dal CRESME per conto di CNAPPC, svolta nel 2015, mostra una situazione sulla quale vale la pena riflettere. Il 44% del campione degli architetti che ha partecipato all’indagine (sono stati oltre 3.000 i questionari correttamente compilati) dichiara di aver preso in considerazione la possibilità di avviare o incrementare la propria attività all’estero. Si tratta di un dato significativo e grossomodo uniforme al livello territoriale. In sostanza, gli architetti continuano a vedere nell’estero una possibile risposta alla crisi del mercato nazionale: Europa, in particolare, ma anche Economie Emergenti, dove la conclusione dei processi di liberalizzazione nel settore dei servizi sta aprendo scenari di opportunità promettenti. Il mercato internazionale è “una grande opportunità per gli architetti italiani, che peraltro vantano ancora un’immagine molto positiva all’estero”. Ma con una presenza massiva di professionisti, un patrimonio immobiliare vastissimo, i problemi legati all''adeguamento sismico, come è possibile che ci sia tutta questa disoccupazione? Perchè in Italia non si investe? Abbiamo davvero bisogno di austerity in un momento storico nel quale il paese ha necessità di aprirsi ai mercati interni e limitrofi? In Italia mancano tante cose, tra cui, forse la più importante è la progettazione, intesa come tutte quelle azioni atte a realizzare una pianificazione strategica in grado di guardare al futuro.
Carlo Gibiino
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