Prendendo spunto dal maestro
Bruno Zevi, il quale dedicò uno splendido saggio sull'edilizia anonima, "popolare",
estromessa dalla storia dell'arte e dell'architettura, quella delle campagne ma
soprattutto delle informi, derelitte periferie urbane; il Rock estremo
architettonico, adoro questa locuzione, e il suo rapporto con la cacofonia
ambientale, si pongono interrogativi ai quali solo di rado si riesce a
rispondere in maniera concreta e definitiva. Argomento pressoché inedito sotto
il profilo critico, abbondano libri e saggi dedicati all'architettura
"minore" e specialmente alla casa rurale, ma ben pochi affrontano il
tema alla scala dei tessuti urbani, dell'immensa produzione edilizia che
contorna il nostro territorio: il pianeta terra.
L’anno scorso scrissi due post
riguardante l’argomento, che mi incuriosisce non poco, uno sul villaggio rurale
di Tiebelè a Sud del Burkina Faso a confine con il Ghana, e un altro su Justo
Gallego Martinez e la sua cattedrale edificata usando esclusivamente materiali
riciclati.
Così, ispirato dalle pregresse
pubblicazioni, ho deciso di iniziare una nuova rubrica in "pillole",
ovvero una sezione con cadenza pressoché mensile, nella quale porterò esempi di
architetture auto progettate ed auto costruite nel mondo. Esempi di
architetture particolari, spesso intrisi di arcaismi linguistici, un linguaggio
territoriale e locale che spesso molti banalizzano.
Per questa prima uscita ho voluto
portare l’esempio di una massiccia cappella abbandonata nel mezzo della foresta
indonesiana a forma di pollo. Mentre i locali la hanno ribattezzata la Chiesa
di pollo (ed è facile capire perché), il nome è un po’ un termine improprio in
quanto il visionario che ha edificato la fatiscente cappella voleva creare una
struttura a forma di colomba. L'uomo dietro la strana struttura si chiama
Daniel Alamsjah 67 anni, il quale dice di avere ricevuto l’incarico attraverso
una visione sacra che lo ha ispirato nel creare la chiesa colomba, per aiutare
i bisognosi, senza limiti di credo o estrazione sociale. Prese una collina
boscosa nei pressi di Magelang per costruire il suo pio omaggio, e ha creato
forse l'edificio a forma di uccello più grande del mondo, completo di una gigante
testa starnazzante e ornato con piume decorative nella coda. Nonostante Daniel
Alamsjah fosse cristiano, accolse fedeli di ogni confessione, dimostrando che
buddisti, musulmani e cristiani potevano convivere sotto lo stesso tetto,
mentre i piani inferiori erano adibiti alla riabilitazione e sensibilizzazione
giovanile, e altri servizi caritatevoli.
Purtroppo il progetto è stato
interrotto nel 2000, in quanto i costi di costruzione erano diventati
insostenibili e la chiesa-pollo fu lasciata alla foresta. Gereja Ayam ha
continuato a marcire nel corso degli anni, diventando un luogo quasi macabro,
ad ogni anno. Gli interni sono ora
coperti di graffiti, e si dice che sia una delle mete preferite per i giovani a
commettere "atti immorali". Le camere del seminterrato non finiti
sono ancora intatti, dando ancora più una sensazione da film horror. Attraverso
la magia dei social media, Gereja Ayam è diventato un punto nevralgico per i
blogger di viaggio che catturano belle immagini della costruzione di un altro
mondo per condividerle online. Si sa molto poco circa la storia dell'edificio,
ancora oggi un sacco di turisti vogliono visitare il luogo e alcuni lo usano
per i loro matrimoni. Forse è proprio a
causa del mistero che un sacco di gente vuole venire a vedere il sito in prima
persona. Un luogo affascinante, surreale ma assolutamente da inserire nella
lista dei luoghi da vedere almeno una volta nella vita!
Carlo Gibiino
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