
Meglio, però, non affrettarsi ad installare un POS e non allarmarsi. I motivi sono due e riguardano alcuni aspetti della legge. A questi va aggiunto - e non è da trascurare - il costo del servizio e dell'installazione del terminale, senza cui non è possibile "leggere" il bancomat e trasferire l'importo dell'incasso sul conto corrente. Gli oneri includono: i costi di installazione, di attivazione (per alcune banche la loro somma arriva a circa 250,00 euro), il canone mensile (che varia a seconda del modello di POS prescelto - intorno ai 20 euro per quelli fissi) e in più le commissioni calcolate in percentuale dell'importo della transazione.
Quanto alla legge, innanzitutto non è prevista alcuna sanzione per chi non si dota del POS e quindi non è in grado di accettare pagamenti con il bancomat. Altro punto riguarda i decreti interministeriali. Il testo demanda l'attuazione della disposizione ad un decreto emanato dal ministero dello Sviluppo economico di concerto con il ministero dell'Economia, il quale, oltre a stabilire eventuali importi minimi, modalità e termini, anche in relazione ai soggetti interessati, può disporre l'obbligo di accettare ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili, come i nuovi sistemi incorporati negli smartphone.
Scopo della legge - si legge nella relazione illustrativa - è «diffondere l?utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento» e «contrastare l?uso del contante, e di conseguenza l?evasione fiscale». Ma c'è da obiettare che comunque i professionisti non ne farebbero un largo uso e sopra ai mille euro già c'è l'obbligo di utilizzo di un sistema tracciabile, inoltre bisogna fare i conti con i limiti mensili e giornalieri di bancomat e carte, spesso più bassi rispetto al valore della prestazione di un professionista.
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