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mercoledì 30 dicembre 2015

Il Regime dei minimi 2016 approvato in via definitiva

Aumenta la soglia di reddito da 15 a 30.000 euro Con l'ultimo passaggio appena concluso al Senato, il DDL di Stabilità diventa legge e introduce in via definitiva le modifiche al regime forfettario o dei minimi, che era stato delineato con la manovra del 2015. Per i professionisti la variazione più importante riguarda l'innalzamento da 15mila e 30mila euro della soglia di reddito che ne determina l'ingresso. Dunque chi ne beneficerà potrà godere di un'imposta forfettaria del 15 per cento (sostitutiva dell'Irpef, delle addizionali regionali e comunali e dell'Irap).Il regime (naturale per chi possiede i requisiti di ingresso), così come modificato dalla legge di Stabilità 2016, sarà in vigore dal 1° gennaio 2016.Chi può beneficiare del regime dei minimi così come modificato dalla legge di Stabilità 2011.I professionisti possono beneficiare dell'agevolazione fiscale se, in riferimento all'anno precedente, risultano contemporaneamente verificate alcune condizioni:I ricavi o i compensi non devono aver oltrepassato la soglia dei 30mila euro. La spesa in un anno per dipendenti e collaboratori non deve superare i 5mila euro lordi.Non deve essere oltrepassata la soglia relativa all'acquisto di beni strumentali, fissata in 20mila euro in un anno (non rientrano nel computo i beni immobili utilizzati per la professione).Ne restano esclusi i professionisti che partecipano, contemporaneamente all'esercizio dell'attività, a società di persone o associazioni a esse assimilate (articolo 5 del Tuir), ovvero a società a responsabilità limitata trasparenti. (per approfondire: www.agenziaentrate.gov.it).
Le caratteristiche.Il reddito a cui applicare l'imposta sostitutiva al 15 per cento, viene calcolato applicando un «coefficiente di redditività» che per i professionisti è pari al 78 per cento. Dai ricavi vanno sottratti, inoltre, anche i contributi previdenziali. Dunque se un professionista ha ricavi pari ad esempio a 10mila euro, il reddito imponibile sarà calcolato scalando i contributi previdenziali da 7800 euro (78 per cento di 10mila). Sull'importo che ne viene fuori va calcolata l'imposta al 15 per cento. Per il calcolo dell'imponibile non è permesso, però, detrarre alcuna spesa sostenuta per l'esercizio della professione.Resta l'esonero dal versamento dell'IVA. Ricavi e compensi, inoltre, continuano a non essere assoggettati a ritenuta d'acconto. Si è esclusi anche dagli studi di settore e dall'obbligo di tenuta delle scritture contabili. Restano gli obblighi di numerazione e conservazione delle fatture di acquisto, di certificazione dei corrispettivi e di conservazione dei relativi documenti.
I contribuenti che applicano il regime forfetario possono, inoltre, optare per l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto e delle imposte sul reddito nei modi ordinari. «L'opzione, valida per almeno un triennio, è comunicata con la prima dichiarazione annuale da presentare successivamente alla scelta operata».Non c'è un limite temporale per la permanenza nel regime, si esce con la perdita dei requisiti di accesso. Se viene meno uno dei requisiti necessari per l'accesso (e per la permanenza) nel regime forfettario, le agevolazioni cessano di avere efficacia, ma non subito. Si uscirà dal regime agevolato nell'anno successivo. Dunque se si perdono i requisiti nel corso del 2016 si uscirà dal regime nel 2017.

venerdì 18 dicembre 2015

Stabilità: la Camera estende l'obbligo del POS. Possibile arrivo di sanzioni

La legge di Stabilità approda in Aula alla Camera, dove in commissione Bilancio è stato approvato un emendamento che estende l'obbligo di accettare pagamenti elettronici anche al di sotto dei 30 euro. Una modifica che non avrebbe effetto sui professionisti, giacché le parcelle, qualsiasi sia la prestazione, hanno solitamente importi più alti. Ma le novità non si esauriscono con l'eliminazione della soglia dei 30 euro, l'obbligo di accettare pagamenti elettronici viene esteso anche alle carte di credito, «tranne - recita il nuovo comma 512 bis- nei casi di oggettiva impossibilità tecnica». L'emendamento prevede l'emanazione di un provvedimento attuativo che definisca sia i casi in cui il mancato adempimento costituisce un illecito che le relative sanzioni amministrative pecuniarie. 
Si prevede inoltre l'emanazione di un decreto ministeriale, sentita la Banca d'Italia, che avrà il compito di definire le commissioni interbancarie per le operazioni tramite carta di debito con l'obiettivo di promuovere l'utilizzo delle carte di debito o di credito, in particolare per i pagamenti di importo contenuto. Ricordiamo che l'obbligo per professionisti e commercianti di dotarsi di un terminale per poter accettare pagamenti con carte di debito era stato stabilito da un decreto del Governo Monti nel 2012, il decreto cosiddetto Sviluppo 2.0 (Dl 179 del 2012, art. 15), che, però, non aveva previsto sanzioni per chi non si fosse adeguato alla nuova imposizione. Tanto meno ci ha poi pensato il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e dell'Economia (Decreto interministeriale 24 gennaio 2014) che ha definito gli ambiti di applicazione della legge, prevedendo l'obbligo di accettare carte di debito per tutti i pagamenti di importo superiore a trenta euro.È curioso notare che mentre la Commissione Bilancio approva l'emendamento che estende l'obbligo di dotarsi di POS, alla stessa Camera, le Commissioni riunite Finanze e Attività produttive affrontano lo stesso tema, discutendo una risoluzione che impegna il Governo a revisionare la disciplina sull'accettazione dei pagamenti elettronici e nella quale l'imposizione viene definita come «vessatoria per tutti i professionisti e le imprese italiane ai quali vengono imposte spese obbligatorie facilmente evitabili attraverso altri strumenti quali, ad esempio, il bonifico elettronico e gli assegni bancari, i quali garantiscono gli stessi livelli di tracciabilità e di trasparenza per qualsiasi movimento di denaro».In particolare la risoluzione propone di escludere dall'obbligo tutte le nuove attività per un periodo non inferiore a due anni, e di prevedere che, per i professionisti, le ditte individuali, le micro e piccole imprese, ogni genere di costo o commissione derivanti dall'obbligo di accettare pagamenti mediante POS, sia a carico delle banche. Infine viene chiesto che venga ridotto il costo delle commissioni per le transazioni, introducendo un limite massimo pari a 7 millesimi per le carte di debito e a 1 centesimo per le carte di credito.